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Prezzo petrolio in bilico fra sanzioni Russia e più produzione
Per analisti possibili rialzi a quotazioni ma tendenza è in calo
In bilico fra le nuove sanzioni alla Russia e il possibile aumento della produzione da parte dei paesi Opec in un contesto economico di rallentamento globale, il prezzo del petrolio è sotto la lente dei mercati nella prossima settimana dopo la fiammata dei giorni scorsi che ha portato a un rialzo del 6,8% per il Wti a 61,2 dollari e del 7,5% del Brent a 65,2 dollari. Per gli analisti è ancora presto per dire se siaa stata una fiammata o una inversione di tendenza rispetto a un calo delle quotazioni dal picco di inizio 2025 quando il greggio del Mare del Nord scambiava attorno agli 82 dollari. Centrali sarano anche i negoziati fra Usa e Cina dei prossimi giorni visto che Pechino è un crescente acquirente del petrolio russo e rischia di subire a sua volta sanzioni in caso di acquisti. Secondo Goldman Sachs le sanzioni decise dall'amministrazione Trump a Rosneft e Lukoil hanno un effetto importante visto che le due società esportano il 45% del greggio del paese e possono provocare una puntata al rialzo dei prezzi fino a 85 dollari che tuttavia dovrebbe rientrare nel corso del 2026 confermando le previsioni di una forchetta fra i 52 e 56 dollari. Il mancato apporto del greggio, spiega il rapporto della banca d'affari, verrebbe infatti limitato sia da misure di esenzione o di aggiramento sia dall'aumento della produzione da parte dei paesi Opec.
Ch.Kahalev--AMWN