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Diplomazia dei Samurai nel ritratto di Ito Mancio di Tintoretto
Il quadro dell'artista veneto raccontato al Padiglione Italia
Partirono da Nagasaki il 20 febbraio 1582 per raggiungere Lisbona il 10 agosto 1584. Finalmente, il 1° aprile del 1585, sbarcarono sulle coste italiane a Livorno. Erano quattro giovanissimi samurai convertiti al cristianesimo. Tra questi Itō Mancio (italianizzazione del nome castigliano Mancho). È il protagonista del ritratto di Domenico Tintoretto che accoglie i visitatori al Padiglione Italia di Expo 2025 Italia e che è stato protagonista dell'evento "La prima missione dal Giappone all'Italia". L'opera arriva a Osaka grazie alla Fondazione Trivulzio e a una partnership con ITA Airways, e apparteneva alla collezione privata della famiglia Trivulzio, come racconta Gian Giacomo Attolico Trivulzio. "Mia madre lo aveva lasciato in un angolo della casa e poi l'ha dato a me" spiega Trivulzio raccontando di come il dipinto sia poi passato per diverse analisi tecniche e storiche fino all'incredibile scoperta: rappresentava uno dei primissimi contatti ufficiali tra la cultura italiana e quella nipponica. Nel 'Grand Tour' giapponese che anticipava in qualche modo i viaggi dei giovani rampolli europei dei secoli successivi, i samurai passarono per Roma, Bologna, Ferrara, Venezia, Mantova, Milano e Genova percorsero le principali città italiane, incontrando sia Papa Gregorio XIII che Sisto V, fino a tornare nel 1590 a Nagasaki. "Possiamo solo immaginare le emozioni che deve aver provato il giovane viaggiatore insieme ai suoi compagni nel vedere con i propri occhi le meraviglie del Rinascimento", afferma in un messaggio video Diana Bracco, presidente e CEO del Gruppo Bracco, Official Gold Sponsor del Padiglione Italia. Il quadro venne commissionato dal Senato di Venezia a Jacopo Tintoretto (padre di Domenico). Con lui dovevano essere ritratti anche gli altri tre giovanissimi: la collezione sarebbe dovuta essere esposta nella Sala del Gran Consiglio del Palazzo ducale della Serenissima, a testimonianza dell'importanza degli ospiti giapponesi. Alla fine venne realizzato solo Itō Mancio e non uscì mai dallo studio di Domenico Tintoretto, che alla fine lo realizzò al posto del padre. "All'origine del collegamento tra Italia e Giappone c'è quel signore", ha spiegato il Commissario italiano per l'Expo 2025 Osaka Mario Vattani indicando la riproduzione del vestito indossato dal giovane samurai nel quadro di Tintoretto. L'abito è stato "realizzato esattamente come era con la stessa capacità artigianale del passato", un altro fatto che "ci collega al Giappone". A partecipare all'evento, oltre a Monsignor Alberto Rocca della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, c'era anche il direttore dell'Istituto di cultura italiana a Osaka, Andrea Raos, che ha sottolineato l'importanza della presenza del quadro al Padiglione Italia e ha ricordato come l'opera sia già stata esposta in Giappone ricevendo molti apprezzamenti. Presente all'iniziativa anche l'ambasciatore Umberto Vattani, presidente della Venice International University.
A.Mahlangu--AMWN