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Da Ue 2,5 milioni per identificare dal volto migranti senza nome
E' uno dei 2 progetti della Statale di Milano premiati dall'Erc
Sviluppare un modello di identificazione dei corpi basato sull'analisi antropologica del volto per restituire l'identità alle persone senza nome, come i migranti che muoiono a migliaia nel tentativo di raggiungere l'Europa: è questo l'obiettivo del nuovo progetto di ricerca 'Find me' dell'antropologa forense Cristina Cattaneo dell'Università Statale di Milano, premiato dal Consiglio Europeo della Ricerca con un Erc Advanced Grant di quasi 2,5 milioni di euro. Un secondo riconoscimento da 2,5 milioni di euro è stato assegnato anche al progetto Q-Evo sull'evoluzione degli ecosistemi molecolari guidato dal fisico Tommaso Bellini sempre della Statale di Milano. Il progetto 'Find me' nasce per arginare l'emergenza umanitaria dei migranti senza nome che perdono la vita nel Mediterraneo e lungo le rotte verso l'Europa, privando le loro famiglie del diritto al lutto, alla giustizia e alla certezza giuridica. "Nei sistemi forensi contemporanei l'identificazione si basa principalmente su Dna, impronte digitali e cartelle odontoiatriche, ma questi strumenti falliscono quando si tratta di persone senza cartelle cliniche, familiari reperibili o oggetti personali", spiega Cattaneo. "Find me cambierà le regole del gioco sviluppando, per la prima volta, un modello di identificazione fondato sull'analisi antropologica dei tratti morfologici del volto visibili in fotografie e video. L'ambizione è trasformare l'antropologia del volto in un 'nuovo Dna', offrendo una soluzione accessibile anche nei contesti umanitari e di chi vive ai margini della società, contribuendo a una maggiore equità nel trattamento dei morti di ogni provenienza". Il progetto Q-Evo vuole invece offrire una descrizione quantitativa dei fattori che governano l'evoluzione degli ecosistemi. "Nonostante l'enorme mole di dati e osservazioni accumulate negli anni, l'evoluzione resta un fenomeno difficile da analizzare con strumenti rigorosi, poiché coinvolge livelli di complessità diversi e interconnessi. Per superare queste difficoltà - spiega Bellini - il progetto riprodurrà in laboratorio, con tecnologie d'avanguardia, i meccanismi chiave dell'evoluzione in un sistema semplificato, costituito da brevi segmenti di Dna che competono gli uni con gli altri per la sopravvivenza, a volte mutando in nuove specie di successo, altre volte tramutandosi in simbionti o parassiti di altri individui. Lo studio della ricca dinamica eco-evolutiva in questi sistemi così enormemente più semplici (e quindi più comprensibili) di quelli biologici, potrà finalmente permetterci di scrivere le leggi che governano questo aspetto cruciale del mondo naturale".
O.Karlsson--AMWN