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Una Salomè che affascina in scena al Massimo di Palermo
Successo per l'opera di Strauss diretta da Gaetano D'Espinosa
Sette minuti di applausi e un grande successo per la Salomè che ieri sera è andata in scena al Teatro Massimo di Palermo. E' stata una serata magica per l'orchestra diretta da Gaetano D'Espinosa che ha saputo trarre dalla compagine orchestrale un'eccellente potenza espressiva, mostrando una grande maestria nei tempi dei suoni che Strauss prolunga e nelle melodie che si incrociano con armonie ardite, estremamente innovative per quel 1905 che vide il primo successo dell'opera. Mancava da Palermo da ben 20 anni e il pubblico ha manifestato tutta la sua approvazione per un'opera complessa, capolavoro del Modernismo. Strauss disegna in orchestra quella stessa preziosità che troviamo nello straordinario libretto di Oscar Wilde. E Wilde scrive dell'ossessione di Salome per Giovanni il Battista, la stessa ossessione che lo scrittore aveva avuto per il giovane Bosie e che gli era costato il carcere. L'allestimento proviene dalla Irish National Opera di Dublino con la regia di Bruno Ravella, ripresa a Palermo da Carmine De Amicis. Scene e costumi di Leslie Travers, disegnano una immensa cisterna d'acqua, sotto la terra dove fiorisce un albero di melograno, frutto tipico della terra d'Israele. L'acqua è protagonista di questa regia, il soprano danza e si bagna interamente, nel suo abito giallo anni 50. Il giardino e la luna fanno la loro comparsa all'inizio dell'opera, poi tutto diventa claustrofobico esattamente come la passione di Erode per la nipote. Le più segrete pulsioni, l'eros della fanciulla che possiede tutte le armi della seduzione vuole baciare Jochanaan, a tutti i costi, e tra questi la vita stessa di Jochanaan, un bravissimo Tommi Hakala, all'interno di un cast di ottimo livello. La cisterna sotto terra è più simile a un bunker con tanto di porta blindata, e sotto un acqua che cade dall'alto baritono e soprano si affrontano, l'ossessione contro un incrollabile fede. Strauss. Il tessuto polifonico è estremamente ricco e la difficoltà del ruolo di Salome forse sconsigliavano che il soprano cantasse e agisse dentro l'acqua dall'inizio alla fine. Ma Nina Bezu ha dato il meglio di sé, persino nella celebre danza dei 7 veli, sempre con i piedi in acqua ma per nulla sensuale e senza veli, fin quando Erode non le strappa l'abito e rimane in sottoveste e l'ossessione sconfinerà nella necrofilia quando la fanciulla riuscirà a baciare la testa mozzata di Jochaanan. Bene anche Erodiade, il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, ed Erode, il tenore Charles Workman. Ma non c'è dubbio che sia stata la serata di D'Espinosa e la sua orchestra. Repliche fino al 27 maggio.
P.Silva--AMWN