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Esplosioni vulcaniche e crateri bui nei nuovi scatti di Mercurio
Ottenuti grazie all'ultimo passaggio ravvicinato di BepiColombo
Crateri bui, i cui bordi lasciano perennemente in ombra il loro interno, vaste distese lasciate da antiche eruzioni di lava e vistose cicatrici lasciate da violentissime esplosioni vulcaniche: sono i protagonisti dei nuovi scatti di Mercurio, ottenuti grazie all'ultimo passaggio ravvicinato con il pianeta della sonda BepiColombo, dell'Agenzia Spaziale Europea e di quella giapponese (Jaxa). Il cosiddetto flyby è avvenuto l'8 gennaio alle ore 06,59 italiane, a una distanza di 295 chilometri dalla superficie: si tratta dell'ultimo passaggio ravvicinato previsto, che ha permesso di ridurre la velocità del veicolo e di aggiustarne la traiettoria in vista della missione vera e propria. Dopo essersi avvicinata al lato in ombra di Mercurio, BepiColombo è volata sopra il confine tra notte e giorno e ha avuto l'opportunità unica di scrutare i crateri che segnano il polo Nord, tra i luoghi più freddi di tutto il Sistema Solare nonostante la vicinanza alla nostra stella. Oltre il polo settentrionale le fotocamere hanno poi catturato le vaste pianure vulcaniche chiamate Borealis Planitia: queste lisce distese si sono formate da una vasta eruzione di lava liquida avvenuta 3,7 miliardi di anni fa e ricoprono gran parte della superficie del pianeta. BepiColombo ha osservato anche la Caloris Planitia, il più grande cratere da impatto di Mercurio largo oltre 1.500 chilometri, e una macchia luminosa che corrisponde alla cosiddetta Nathair Facula, il risultato della più grande esplosione vulcanica avvenuta sul pianeta. Al suo centro si trova, infatti, una bocca vulcanica di circa 40 chilometri di diametro che ha generato almeno 3 grandi eruzioni. Il colore più chiaro indica che si tratta di una struttura geologica molto più giovane della superficie circostante, scurita dal passaggio del tempo.
D.Kaufman--AMWN